sabato 26 giugno 2010

Semiologia del linguaggio culinario, ossia il mio pesto




Lo ammetto, da ex professoressa di italiano detesto alcuni vezzi del linguaggio culinario, ab(usati) da molti chef più o meno famosi, soprattutto in televisione: un reiterato uso in senso figurato del verbo andare davanti a un altro verbo (andiamo a versare, andiamo a cuocere, etc.), oppure un uso continuo dell'aggettivo "nostro" davanti a qualsiasi ingrediente o portata (prendiamo il nostro pesce, la nostra padella, etc.), per enfatizzare il rapporto/legame con il telespettatore.
Credo che nello scrivere e nel parlare si debba essere più sobri possibile e cercare sempre di togliere anziché aggiungere.

Detto questo, oggi vi voglio parlare del mio pesto alla genovese. Si, proprio mio. Ma non in sesnso figurato, in senso reale. Perchè è fatto con il basilico coltivato da me, con l'olio della mia famiglia e secondo il mio personale gusto, non so se coincidente con quello dei genovesi.
Metto nel frullatore un bel mazzo di basilico (il mio preferito è quello genovese a foglie piccole oppure anche quello greco a foglie piccolissime, quello napoletano ha un vago sapore di menta che no mi piace molto), aggiungo abbondante olio, due cucchiai di parmigiano o di Grananglona (un ottimo grana di pecora prodotto a Nulvi)e pinoli. Poco sale grosso e poi accendo il frullatore fino ad ottenere una crema fluida e molto fine.
Nella foto gli spaghetti sono "addizionati" con poco tonno sott'olio.
Una goduria tutta mia (e dei miei cari!)!!

venerdì 18 giugno 2010

Metti una sera....


Metti una sera che hai lavorato tutto il giorno alternandoti come una trottola tra diversi uffici e ruoli. Metti che sei tornata e hai aperto il frigorifero trovando che era semivuoto (cosa non usuale per te...). Metti che avevi già preso il telefono per chiamare la pizzeria e farti portare quattro anonime pizze per la famiglia, una delle quali (quella destinata a te) ti sarebbe rimasta sullo stomaco per almeno un giorno intero.

Poi vedi nel frigo piangente quei pomodorini e quella mozzarella...

Questo mi è capitato l'altra sera ed ciò che ne è venuto fuori è stato molto meglio della "prospettiva pizza"! Ho preparato un fondente di pomodorini ciliegia, facendoli andare dolcemente con olio e uno spicchio di aglio, poi dopo 10 minuti ho aggiunto 3 filetti di acciughe che ho fatto sciogliere e un mazzetto di erbe miste dal mio giardino (basilico greco, menta, maggiorana, timo limoncino). Poi ho fatto saltare la pasta nel sughino così preparato e ho completato con mozzarella tagliata a dadini.

Un successone!! In fondo basta poco per chiudere la serata in bellezza.....

lunedì 14 giugno 2010

Magro come una acciuga.....






Le acciughe fresche in questo periodo sono splendide! Loro sono grasse al punto giusto, ma voi potete mangiarne quante ne volete perchè sono dietetiche e soprattutto salutari (oltre che ottime). Per me il modo migliore per gustarle è farle marinare crude nel limone.
Si aprono a libro (spero che il video sia abbstanza chiaro), si lavano e asiugano, poi si sistemano a strati in una pirofila con sale e pepe. Infine si coprono con il succo di limone e si lasciano riposare in frigo per almeno 6 ore.
Si possono mangiare senza aggoiungere altro oppure condite con olio, sale, pepe, pomodori e rucola, come nella foto.
Con soli 2 euro preparerete un antipasto eccezionale per 4 persone!!


lunedì 7 giugno 2010

Come a scuola!!


Cari amici, con orgoglio vi mostro il diploma ricevuto dopo la performance al programma "Questo l'ho fatto io" che andrà in onda tra un mese sul canale Gambero Rosso Channel.
Ho preparato una fregola (che mi sono fatta fare ad Allai, un piccolissimo paese dell'Oristanese) con gamberi, cozze e arselle, cotta come un risotto e mantecata con bottarga di muggine.
Max Mariola, lo chef che mi ha giudicato, mi ha dato un bel 9!! Era dai tempi del liceo che non prendevo un voto!
Ma questa volta è stato meglio che a scuola!
E' stato magnifico!
Vi terrò aggiornati sulla data....

venerdì 4 giugno 2010

A taste of Malaysia

Non sono mai stata in Malesia. Ma mio marito Renato si. E mi ha sempre detto di aver assaggiato lì una cucina speziata e piccante ma raffinata. In particolare mi raccontava di aver mangiato degli spiedini di pollo con una salsa di arachidi che gli sono rimasti impressi nella memoria del gusto.
Cercando, ho trovato e sperimentato questa ricetta che, a suo dire, si avvicina abbastanza all'originale e che comunque ha riscosso un buon successo in famiglia.
Far marinare il petto di pollo tagliato a striscioline sottili con i seguenti ingredienti: zenzero fresco e poco aglio tritati finemente o grattugiati, 1 cucchiaio di salsa worcester, 1 cucchiaino di garam masala, 1 cucchiaio abbondante di salsa di soia, 1 cicchiaino di miele, 1/2 cucchiaino di cumino in polvere, 1 cucchiaio di olio di sesamo (se non lo avete, usate un olio di semi). Lasciare risposare al fresco per almeno 1 ora poi sistemarlo negli spiedini di legno (quelli lunghi che avrete precedentemente bagnato affinché non si brucino in cottura).
Per la salsa di arachidi, mettete nel cutter le arachidi non salate (sgusciatele voi), una punta di aglio, una di zenzero fresco, 2 cucchiai di salsa di soia. Azionate il mixer e aggiungete poco alla volta un poco di acqua tiepida fino ad ottenere una salsa omogenea.
Cuocete gli spiedini in una griglia di ghisa pochi minuti per parte e serviteli caldi con la salsa di arachidi....
Aveva ragione Renato?